Cenni storici

del comune di Scanzorosciate

COMUNE DI SCANZOROSCIATE

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VIE DI ACCESSO AL TERRITORIO

Superficie: 11 kmq Altitudine: min mt 279 slm; max mt 686 slm Prefisso telefonico: 035 C.A.P.: 24020 Distanza media da Bergamo: 6 km Popolazione: 10.200 Confini: a ovest con il fiume Serio e Comuni di Ranica, Gorle e Villa di Serio; a sud con il Comune di Pedrengo e Torre dè Roveri; a nord Nembro e Pradalunga; a est con Cenate Sopra e Cenate Sotto. Frazioni: Scanzo capoluogo, Rosciate, Negrone, Tribulina, Gavarno Vescovado. Situata a circa 6 km da Bergamo, si estende su un territorio collinare che parte dalle colline della zona di Gavarno Vescovado alla piana sulla sponda del Serio a est di Bergamo. In particolare Scanzo si è sviluppato ad ovest della roggia Borgogna; ad est si estendono le frazioni di Rosciate, Negrone, Tribulina e Gavarno Vescovado. A Scanzorosciate si può arrivare dall’Autostrada A4 Milano-Venezia, uscendo dal casello di Bergamo o di Seriate.


CENNI STORICI

Intorno al 400 a.C. il popolo dei Celti si insediò nel territorio di Scanzo e nelle zone limitrofe formando delle piccole comunità.
Sull’origine del borgo di Rosciate vi sono differenti teorie: per alcuni è di origine celtica, come anche il nome, per altri è di origine gentilizia.
Scanzo è di origine romana. Infatti nel terzo secolo a.C. la popolazione celtica iniziò a subire la pressione dei romani che estendevano i loro domini dal sud verso il nord della penisola, consolidando con il tempo la supremazia sul territorio e organizzandosi dal punto di vista  politico.

vista aerea del paese


Nel V secolo l’Impero di Occidente subì l’invasione dei barbari di Alarico.
Il borgo romano di Scanzorosciate fu completamente distrutto e gli abitanti si rifugiarono nella rocca sul Monte Bastia: non esiste alcun documento in base al quale stabilire per quanto tempo gli abitanti di Scanzo vissero nella rocca, ma è certo che , nel VII secolo, Scanzo divenne un’ entità autonoma.
Nel 568 con la discesa del popolo longobardo in Italia gli abitanti di Scanzo lasciarono il Monte Bastia per insediarsi in una nuova zona pianeggiante, dove fondarono un nuovo borgo.
Nei secoli XI-XII si affermò quale ordinamento politico il Comune, istituzione che nei due secoli successivi lasciò il posto alla Signoria: in tale periodo il territorio di Scanzo e dei paesi vicini fu teatro di aspre lotte tra Guelfi e Ghibellini, contrapposizione che mascherava interessi all’interno delle città e dei paesi.
Nei secoli XV e XVI il territorio venne occupato dalla Repubblica di Venezia. Durante tale periodo si diffusero, accanto all’attività agricola, attività diversequali l’artigianato e l’esercizio delle libere professioni.
Verso la fine del 1600 si verificarono nel territorio nel territorio bergamasco un’epidemia di peste ed una carestia di gravi proporzioni. Dopo anni di sofferenze e di fame iniziò la rinascita con un cambiamento del sistema agrario che ebbe ripercussioni anche sul territorio di Scanzo.
Accanto alla coltivazione della vite vennero introdotte nuove colture (mais, gelso) che consentirono un miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti.
Nel 1659 Scanzo e Rosciate si divisero amministrativamente e così rimasero fino al 1927.
Nel 1796 la discesa di Napoleone in Italia comportò la fine del dominio veneziano;Bergamo e la provincia entrarono a far parte della Repubblica Cisalpina.
Con il Congresso di Vienna del 1815 la Lombardia fu inserita nell’Impero Austriaco ed infine, dopo la seconda guerra di Indipendenza, nel Regno d’Italia.
Nel 1864 a Scanzo il conte Piccinelli iniziò i primi esperimenti per la produzione del cemento compiendo i primi passi che portarono alla creazione dell’industria
Italcementi.
Con tale iniziativa si avviò anche la trasformazione dell’economia del territorio da agricola ad industriale.

ITINERARIO STORICO-ARTISTICO

PARROCCHIA DI SAN PIETRO APOSTOLO IN SCANZO
La vecchia chiesa (1750), opera in Barocchetto Lombardo con influenze Roccocò, dell’architetto G.B. Caniana, sorge in parte sulla precedente chiesa gotica (XIV) ad abside quadrata del periodo Cistercense. Affreschi e tele di Vincenzo e Angelo Orelli, di Andrea Talpino detto il Salmeggia (consegna delle chiavi a S.Pietro) e Raggi (caduta di Simon Mago). Notevole il Dio Padre di Palma il Giovane e la statua della Madonna del Rosario di Giacomo Fantoni (primo altare di destra).
La nuova chiesa (1938) su progetto dell’ ing. Fornoni, insiste sull’area ricavata dalla demolizione degli edifici di Proprietà dei Martinengo. Opera moderna a croce greca, in unica navata. Affreschi di Trento Longaretti.

PARROCCHIA DI SANTA MARIA ASSUNTA IN ROSCIATE
L’attuale Chiesa (1841) in architettura neoclassica, ad unica aula, con accenni neo rinascimentali e neo barocchi, è sorta a fianco dell’ antica chiesa cinquecentesca, con resti di una precedente costruzione del XI secolo. Tela di Gianpaolo Cavagna (l’Assunzione), di Antonio Cifrondi (L’ultima cena e Il miracolo di Cana) e di Battista Epis (Gesù al Tempio e la cacciata dal Paradiso terrestre). Affreschi di Giuseppe e Battista Epis.

PARROCCHIA DI SAN PANTALEONE IN VALBONA DI NEGRONE
Chiesa del XV secolo, sorta sopra l’antico romito (XI-XIII), del quale resta solo la volta superiore dell’abside. Struttura romanica ad unica navata, con un portico rinascimentale.
Tele di Francesco Zucco (Madonna in gloria con Bambino, Santi Paolo e Francesco d’Assisi), Andrea Talpino detto il Salmeggia (L’Annunciazione ) datata 1613 e del figlio Francesco.
Interessanti le tele seicentesche di scuola veneta illustranti i miracoli del Santo.

PARROCCHIA DI SAN GIOVANNI DEI BOSCHI ALLA TRIBULINA
L’attuale chiesa (interno neogotico) è del secolo scorso (1913), realizzata in sostituzione dell’antica chiesa Dei Boschi (XVII), i cui ruderi si trovano ancora ai piedi della collina (località Boi).
Tela seicentesca di scuola veneta (La Sacra Famiglia), La Pietà (XVI) attribuita a Luca Cambiaso.
Interessanti sono le tele nella sacrestia di Pier Martini (S.Francesco in preghiera) e la Deposizione (opera manieristica di autore ignoto).

PARROCCHIA DELLA SS.TRINITA’ IN GAVARNO VESCOVADO (CASTELLO)

Rocca medievale e sede estiva (XVII) dei Vescovi di Bergamo. La chiesa è il frutto di tre interventi (XVI visita S.Carlo Borromeo, 1687 Vescovo Daniele Giustiniani, 1725 Cardinal Priuli). L’attuale linea neoclasica della facciata risale al 1803. Interno ad unica navata di tipo borrominiano.
Tele di Antonio Cifrondi (XVII - Disputa di Gesù con i dottori del Tempio, Lavanda dei piedi e Il sogno di Giacobbe). Interessante la tela di scuola del Tintoretto posta nella sacrestia (Il giudizio di Caifa).
Nel vicino cimitero è sepolto il noto direttore d’orchestra Victor de Sabata.


IL MONTE BASTIA O MONTE DELLE TRE CROCI


vista del monte bastia


Il Monte Bastia è una zona di produzione del Moscato di Scanzo. Il lavoro dell’uomo ha sottratto alla collina piuttosto impervia dei fazzoletti di terra dove si producono uve dalle rese basse e vini molto aromatici. Si sale a livello del rondò di Scanzo imboccando la stradina asfaltata che sale tra i vigneti e dove si possono incontrare tre aziende agricole che producono il Moscato di Scanzo. Nei pressi della cascina “Berlendesa” si può parcheggiare l’automobile e salire per una ripida scaletta costruita dagli Alpini con travi di ferrovia. In pochi minuti si raggiunge la cappella degli alpini e da lì si può godere il panorama della pianura sottostante e del paese. L’area è attrezzata per pic-nic (inaugurati nel 2004, dall’Amministrazione Alborghetti, le cucine e i servizi igienici). Nelle domeniche primaverili ed estive funziona anche il servizio “Ristoro” a cura della A.N.A. di Scanzorosciate.
Dalla Chiesetta degli Alpini si può proseguire a piedi lungo il sentiero non asfaltato fino a raggiungere Via Pomarolo in Tribulina.

IL MOSCATO DI SCANZO
Stando alla tradizione, le prime notizie sul Moscato di Scanzo risalgono alla conquista romana del territorio scanzese. Il primo documento storico risale al 27 gennaio 1398: in tale anno i guelfi assalirono Scanzo depredandolo di numerosi carri di moscatello. Da questa notizia si desume che l’economia scanzese già da quel tempo era basata sulla coltivazione della vite, con risultati qualitativi notevoli. Infatti del secolo scorso il Moscato di Scanzo era apprezzato già a livello europeo tanto che arrivò alla corte degli Zar e al mercato di Londra, dove nel 1850 venne quotato una ghinea alla bottiglia, quotazione altissima in quanto nessun vino era valutato così tanto sullo stesso mercato. Le notizie sopra esposte stanno ad indicare che la vite, da cui si ricava il Moscato di Scanzo, è di origine endemica, cioè una pianta locale nata e coltivata fino ai giorni nostri dai vignaioli di Scanzo. Le tecniche di vinificazione si sono perfezionante nei secoli, soprattutto nell’Ottocento con l’introduzione della tecnica dell’appassimento delle uve, metodo importato dagli inglesi in Italia, Spagna e Portogallo contemporaneamente.

le vigne del moscato di scanzo

Da ciò si comprende il motivo della sua quotazione al mercato di Londra. Oggi la tradizione del Moscato di Scanzo è continuata dai viticoltori scanzesi, che si sono associati, creando il Consorzio di Tutela del Moscato di Scanzo nel 1993, per garantire la qualità del prodotto e per migliorarlo attraverso sistemi che offrono risultati più garantiti in quanto frutto di esperienze collettive. Il primo obiettivo del neo costituito Consorzio fu l’ottenimento di una Denominazione non legata al Valcalepio; il fatto si concretizzò con il D.M. del 17 aprile 2002, con il quale veniva istituita la nuova Denominazione: “Moscato di Scanzo Doc” o “Scanzo Doc”. 

Ma la particolarità e l’unicità del Moscato di Scanzo richiedevano una superiore denominazione. Il 12 febbraio 2009, il Ministero alle Politiche Agricole, sentito il parere del Comitato Nazionale Vini, accoglieva la richiesta del Consorzio di Tutela, attribuendo al Moscato di Scanzo la Denominazione di Origine Controllata e Garantita (Docg), divenendo in tal modo la prima e unica Docg di Bergamo e la quinta della Regione Lombardia.

Il Moscato di Scanzo è stato riconosciuto come Docg con D.M del 28 aprile 2009, pertanto con la produzione anno 2007 si è potuto utilizzare il riconoscimento Docg garante della tutela e della qualità del prodotto.

È un vino passito dal colore rosso rubino intenso, con profumi, fruttati e speziati su cui predominano la rosa appassita, il miele d’acacia e il sottobosco. Si può altresì degustare una profumatissima grappa ottenuta dalla distillazione delle vinacce.